Calcio da vivere

E' o non è una contraddizione del calcio italiano vedere incontrarsi Napoli e Perugia in serie C? Quale analisi si può trarre? Erano forse sbagliati i progetti calcistici di Ferlaino e Gaucci?

Il Calcio Nostrano si è dato una bella ripulita negli ultimi anni alienandosi da diversi personaggi "scomodi" ed ostracizzando per forza di cose le realtà calcistiche ivi coinvoltesi, che si tratti di Genova sponda rossoblù o della Torino granata. Altre situazioni debitorie delle Società sono invece state sanate da dubbie leggi (penso al caso del commissariamento del Parma) o giustificate da ragioni di convenienza elettorale (Lazio, Messina). A nulla hanno portato le indagini sul doping, sia esso amministrativo o medico. L'intera classe arbitrale è in discussione, e, mentre in altri Paesi europei (come la Germania) sono seguite dure condanne a seguito di casi di corruzione e sospetti su di un giro di scommesse clandestine, in Italia a poco ha portato l'indagine sul calcioscommesse che accusava varie Società e loro tesserati, oltre che un paio di arbitri presto reintegrati nel gruppo di designazione. Pur sembra che oggi infine si debba stare alle regole. Indi la mia riflessione attuale è che le nuove Società per sopravvivere devono dotarsi di risorse proprie intangibili, siano esse di carattere conoscitivo che di carattere monetario, anche se non ricorrendo alla commercializzazione ed alla clientelizzazione del tifoso. E' quindi quello che voglio esprimere un no secco al modello new deal adottato dalla nuova proprietà americana che sta trasformando il Manchester United in una sorta di Multinazionale caratterizzata da pochi interessi, spesso distanti dal Calcio e dalla gente. E se in Inghilterra il calcio business scricchiola in Italia non si fa meglio, giacché si continua a puntare sugli interessi di poche grandi squadre in grado di gareggiare con le altre superpotenze calcistiche europee, andando a scapito dei campionati nazionali, che si stanno impoverendo da anni anche a causa dell'intervento di pochi veri manovrieri del Calcio (gli eredi spitiruali di Gaucci) che vanno di città in città a proporre il sistema economico nomade dello Slash'n'Burn (taglia e brucia), prima investendo e poi spremendo come un limone la voglia di calcio locale. C'è inoltre un grande dibattito sulla mutualità tra A e B che ha portato ad uno spaccamento frontale l'intera Prima Lega, la quale predilige il modello della vendità individuale dei diritti commerciali a vantaggio di una maggiore gettito piuttosto che ad un'equa distribuzione dei proventi. Non è invece mai stata posta una questione se sia opportuno o meno l'inserimento del Salary Cap (tetto salariale) per i calciatori sì da riequilibrare i costi di formazione dei vivai con quelli di tesseramento dei giocatori affermati. A volte mi chiedo se sia cambiato il modo di giocare a Pallone negli ultimi 13 anni, e mi chiedo come sia possibile che oggi sia uno sport meno popolare di prima. E' aumentato indubbiamente il numero degli spettatori, ma è cambiato il modo di maggior parte di essi di fruire dello spettacolo offerto dalle partite di football, non più dal vivo ma a mezzo televisore. Si parlava sino a qualche tempo addietro di eliminazione delle barriere fisiche che separano gli spalti dai campi di gioco, come già si fa in diverse nazioni europee, ma a questo punto ritengo doveroso che si ponga anche la questione delle nuove barriere tecnologiche che si stanno frapponendo tra la folla ed il calcio. E' forse il caso di scendere in piazza contro queste derive culturali, per vivere le nostre città ed i nostri stadi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...
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Federico Ventriglia ha detto...

Ormai il calcio è diventato come una fiction tv!!! Purtroppo la situazione è gravemente ridicola...non vedo l'ora che questo sistema del cazzo scoppi...sarebbe almeno un primo passo!!!

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